Il Digital Divide

Questa è una discussione su Il Digital Divide all'interno del forum Gestori Telefonici, nella categoria Cellulari, Telefonini, Smartphone e Palmari; Un nome che descrive una discriminazione sociale derivante da una incapacitÃ* del mercato di soddisfare bisogni non remunerativi rispetto agli ...

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Il Digital Divide

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    Il Digital Divide

    Un nome che descrive una discriminazione sociale derivante da una incapacitÃ* del mercato di soddisfare bisogni non remunerativi rispetto agli investimenti necessari per soddisfarli, in particolare l'accesso alla rete.
    Cosa produce davvero queste differenze? Quale è il fattore discriminante che rende così diversi mercati così contigui? La risposta è semplice: le infrastrutture. Tutti i gestori di telefonia mobile hanno realizzato una loro rete infrastrutturale, sia costretti dagli obblighi di copertura legati alle licenze sia spinti dall’esigenza di dare servizi a un’utenza che esige di accedere ai servizi di fonia sempre e ovunque. Nella telefonia fissa non è stato ancora risolto invece il tema dell’ultimo miglio, che lega tutti i player a una sorta di schiavitù Telecom: la concorrenza è limitata dal fatto che uno dei competitor gode ancora di una rendita monopolistica. Per quanto riguarda le reti in banda larga invece siamo in presenza di operatori che sono intervenuti solo laddove il loro investimento sarebbe stato remunerato con una logica, coerente e stringente, che potremmo così riassumere: “no mercato no fibra”. Senza mercato non c'è investimento per l'infrastuttura in fibra ottica.
    Il risultato finale di questa situazione è che mentre i gestori di telefonia continuano ad investire nelle proprie reti radiomobili, le infrastrutture per la telefonia fissa sono pressochè abbandonate a sè stesse in uno stato di vetustÃ* e inadeguatezza tecnologica e, infine, le reti per l’accesso e il tarsporto della banda larga non evolvono e non si diffondono. Questo nonostante la tecnologia wireless galoppi. Il fatto è, banalmente, che le reti costano.
    Eppure non solo la domanda di banda larga esiste, ma si sta trasformando da domanda in emergenza. Su due versanti. Da un lato la Pubblica Amministrazione: il Codice dell’Amministrazione Digitale, entrato in vigore il primo gennaio 2006, impone infatti di mettere a dispozione di ogni cittadino, indipendentemente dalla sua residenza e capacitÃ* economica ed entro un tempo preciso, la possibilitÃ* di accedere ai servizi pubblici attraverso le tecnologie.
    La legislazione italiana, adeguandosi agli obiettivi e alle politiche europee ha quindi sancito che la disponibilitÃ* dei servizi pubblici digitali è un diritto che i cittadini utenti possono pretendere che venga assolto. Dall’altro il Sistema di Impresa: una attivitÃ* economica che non abbia accesso alla banda larga sarÃ* destinata perdere competitivitÃ* e quindi mercato. Quindi gli imprenditori posizioneranno le loro attivitÃ* laddove avranno servizi in banda larga a costi adeguati, sottoponendo i territori privi di questa possibilitÃ* al fenomeno ormai noto della delocalizzazione. Non bastano più bassi costi del lavoro e infrastrutture logistiche per trattenere le imprese: ci vogliono dotazioni di servizi ad alto valore aggiunto e le telecomunicazioni sono uno di questi.

    Di Digital Divide non solo si soffre, si può anche morire.
    Rischiano di morirne, in Italia, le tante zone in cui non è disponibile nessuna rete di accesso e di trasporto per i servizi a banda larga. Ampie porzioni di territorio, concentrate soprattutto nel nord ovest e nel nord est del Paese, quindi proprio nelle aree in cui è più alta la densitÃ* di attivitÃ* produttive. In particolare le zone montane o le vallate poco popolate ma anche vaste aree dei grandi centri urbani, non necessariamente concentrate nelle periferie (anzi; spesso sono proprio i centri storici, in cui gli scavi nel sottosuolo sono dispendiosi e rischiosi per il tessuto urbanistico, le principali vittime del Digital Divide metropolitano).
    Il fenomeno è diventato così rilevante da suscitare, se pur con tempi molto diversi da territorio a territorio, le iniziative delle amministrazioni pubbliche mirate ad offrire quelle soluzioni che il mercato degli operatori non è intenzionato a realizzare e proporre. Si sono quindi moltiplicati i progetti statali e regionali con tutti gli annessi e connessi: tavoli di confronto tra Ministeri ed Enti Locali, Osservatori, sperimentazioni, ipotesi progettuali. Tanta buona volontÃ*, pochissimi risultati concreti. Molti convegni, pochissime infrastrutture realizzate. Perchè anche per la pubblica amministrazione il problema è sempre lo stesso: le reti costano, e i denari pubblici sono pochi e destinati ad altre prioritÃ*. Nei Comuni al welfare e al trasporto pubblico, nelle Regioni alla sanitÃ* e nelle Finanziarie a molte, troppe altre voci di spesa. Inoltre quello delle risorse non è l’unico problema delle amministrazioni pubbliche. Innanzitutto poche amministrazioni hanno al proprio interno persone (dirigenti o amministratori) competenti in un settore dinamico e così orientato al mercato come quello delle telcomunicazioni: tanto che molti comuni, dotati di una lodevole lungimiranza purtroppo mal riposta e con una scarsa capacitÃ* di pianificazione, si sono affidati a “antennisti locali” che posizionavano e posizionano nelle sedi comunali e nelle case degli utenti apparati (in genere Wi Fi) che promettevano e promettono miracoli senza poterli assolutamente mantenere. Inoltre le pubbliche amministrazioni, giustamente, non sono operatori e quindi non hanno le capacitÃ* gestionali e commerciali per elaborare e vendere servizi di telecomunicazioni. Infine la crescente domanda di servizi ad alto valore aggiunto di utenza domestica e imprese ha evidenziato i limiti della adsl: assolvere ai doveri del Codice dell’Amministrazione Digitale significa portare la multicanalitÃ*, ovvero la possibilitÃ* di dare lo stesso servizio su qualunque tipo di terminale disponga l’utente. Non solo internet quindi, ma fonia fissa e mobile e la televisione digitale (Ip Tv). Per la multicanalitÃ* i 640 Kbit/sec non bastano: ci vuole una banda più larga, molto più larga. Il Digital Divide è un male incurabile? Oppure l’unica soluzione è aspirare alla rete pubblica nazionale, che riporti nelle casse dello Stato l’infrastruttura di Telecom per metterla a disposizione di tutti gli operatori a costi vantaggiosi e quindi incoraggianti per gli investimenti nelle aree sottoposte a Digital Divide?
    C'è chi crede che la risposta sia l'incontro tra pubblico e privato in modo che la remunerazione del servizio nelle aree ad alto tasso di traffico contribuisca a pagare il servizio nelle aree più svantaggiate. Può essere... chissÃ*...

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    Ultima modifica di kelion; 12-June-2011 alle 09:23 PM

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